IL TRAUMA DELLA SCOPERTA DI UN TRADIMENTO

Subire un trauma per la scoperta di un tradimento può avere un impatto profondo e devastante sulla salute mentale ed emotiva di una persona. Ecco una spiegazione dei sintomi comuni e dei modi per superarlo:

Sintomi del Trauma da Tradimento

1. Shock e Incredulità: Immediatamente dopo la scoperta, è comune sentirsi scioccati e incapaci di accettare la realtà del tradimento.
2. Rabbia e Risentimento: Sentimenti di rabbia intensa e risentimento verso il partner infedele sono normali.
3. Tristezza e Depressione: Una sensazione di perdita e tristezza profonda, che può portare a depressione.
4. Ansia: Ansia riguardo al futuro della relazione e alla propria capacità di fidarsi di nuovo.
5. Bassa Autostima: Sentimenti di inadeguatezza e bassa autostima possono emergere.
6. Pensieri Ossessivi: Pensare costantemente all’infedeltà, cercando di capire cosa è andato storto.
7. Disturbi del Sonno e dell’Appetito: Difficoltà a dormire o a mangiare normalmente.
8. Sintomi Fisici: Mal di testa, problemi gastrointestinali e altri sintomi fisici legati allo stress.

Come Superare il Trauma

1. Affrontare le Emozioni: È importante riconoscere e affrontare tutte le emozioni, anche se dolorose. Parlare con un amico fidato o un terapeuta può aiutare.
2. Comunicazione Aperta: Se decidi di lavorare sulla relazione, la comunicazione aperta e onesta con il partner è fondamentale.
3. Terapia Individuale o di Coppia: La consulenza con un terapeuta specializzato può fornire gli strumenti necessari per elaborare il trauma e decidere il percorso migliore per il futuro.
4. Tempo per Guarire: Concediti il tempo necessario per guarire. Non c’è un limite di tempo fisso per superare un tradimento.
5. Attività di Autocura: Praticare attività che migliorano il benessere fisico e mentale, come l’esercizio fisico, la meditazione, e hobby gratificanti.
6. Evitare Decisioni Affrettate: Evita di prendere decisioni impulsive durante le prime fasi del trauma. Aspetta di avere una mente più chiara.
7. Stabilire Confini: Se decidi di continuare la relazione, stabilire confini chiari e aspettative reciproche è cruciale.
8. Supporto Sociale: Circondati di persone che ti sostengono e che possono offrirti un ascolto empatico.

Superare un tradimento richiede tempo e impegno. Ogni individuo e ogni relazione sono unici, quindi è importante trovare il percorso di guarigione che funziona meglio per te.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

➡️Per info e contatti 3208573502 dotcavaliere@gmail.com

IL TRADIMENTO DELLA PROPRIA SOLITUDINE

“Tradire la propria solitudine è tradire se stessi e tradire la propria solitudine può rivelarsi estremamente pericoloso. Si cerca un altro, un punto esterno a noi, per soffocare la tristezza, per avvolgere la solitudine: prevalgono la paura e l’ansia… Non c’è nulla di patologico nel cercare incoraggiamento nell’amicizia e nell’amore degli altri, direi anzi che si tratta di una manifestazione di piena salute; è di altro, però che stiamo parlando, dell’incapacità totale di fondare la propria esistenza intorno a un centro interiore e della compulsione a riempire sempre il proprio vuoto con punti di riferimento esterni, siano essi gli altri, il lavoro, le droghe e ogni altra forma di ‘addiction’. Il tradimento che questo modo di vita sottende si caratterizza come duplice: in primo luogo viene tradito il pianto dentro di noi, il pianto che si sforza penosamente di comunicarci qualcosa, proprio come un bambino inascoltato; in secondo luogo vengono traditi gli altri, quelli cui ci rivolgiamo per farci “riempire” un pò: in questo caso infatti per noi interessante è non tanto l’altro, con la sua umanità, ma il fatto che egli ci possa gratificare con la sua prestazione di presenza. Ci interessa soltanto soverchiare la tristezza con il rumore.” Aldo Carotenuto, da Amare Tradire

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

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EVITARE IL TRADIMENTO

DAL FORUM DEL SITO www.maldamore.it

CASTALIA Ci conosciamo da un anno in quanto colleghi ed entrambi siamo sposati. E’ cominciata come amicizia e confidenza e ci siamo resi conto di stare bene insieme, nonostante nessuno dei due abbia mai voluto veramente far iniziare una vera e propria relazione. Al momento che ci siamo avvicinati di più e che poteva succedere qualcosa ci siamo spaventati ed allontanati. Ma la lontananza è comunque difficile da gestire: abbiamo voluto convincerci di poter salvare l’amicizia, ma di fatto la paura di avvicinarsi nuovamente rende i nostri rapporti freddi, formali ed insignificanti, lasciando al contempo una dipendenza l’uno dall’altra che non fa superare la questione. Penso che un taglio netto sia la soluzione più valida, ma mi chiedo se sia giusto chiudere senza affrontarsi, se un chiarimento possa facilitare l’elaborazione del lutto oppure invece se analizzare la situazione e darsi le risposte da soli sia preferibile, risparmiando così altre inutili aspettative

ANNABLUE Non capisco se stai parlando di una relazione effettiva o di una relazione che poteva esserci ma non c’è stata perchè l’avete bloccata sul nascere. Parli di elaborazione del lutto come si farebbe per una relazione vera e propria, comunque…..

CASTALIA Forse ho usato il termine sbagliato. Intendevo dire che quando abbiamo provato ad allontanarci ci siamo resi conto di stare entrambi male come nel caso di una vera e propria storia ed il problema sta nel togliersi definitivamente dalla testa l’intera faccenda. Preciso che ci vediamo tutti i giorni per lavoro e che ci prendiamo a volte anche giorni di ferie e cene per stare insieme.

ADANYCara Callista, tu parli di “togliersi definitivamente dalla testa l’intera faccenda”, con estrema facilità. Prova a leggre un pò qua e là nel forum e capirai che di così semplice non c’è proprio niente.

Immagino che siate enrambi maggiorenni e vacinati. Credo che parlarne apertamente tra voi non possa che essere propedeutico per entrambi.

Siete sposati con altri e prima di logorare due matrimoni con sotterfugi e scappatoie varie, provate a capivi tra di voi. Il resto verrà da solo.

CASTALIA Non credo assolutamente che sia facile dal momento che non riesco a superare questa vicenda. Non facciamo neanche sotterfugi, semmai è il contrario…proprio in virtù dei nostri matrimoni non vogliamo affrontare una situazione che comunque torna sempre fuori. Mi domando se sia sempre la cosa giusta salvaguardare un matrimonio solo perché si è fatto una scelta qualche tempo fa e che si basa su affetto e quotidianità, sacrificando tutta la complicità e l’affinità che si può provare per un’altra persona, nonostante ci si opponga con tutte le forze. In alcuni momenti difficili ho sentito più la sua vicinanza (e questa sensazione cresce sempre di più) che quella del mio compagno, dal quale non sento più di condividere una progettualità. Ma non voglio neanche essere la causa di rottura del suo matrimonio, per cui in quest’anno ho sempre lottato contro i miei ed i suoi sentimenti per ridimensionare tutto ed ora mi sento stanca e vorrei non pensare a lui e vorrei recuperare col mio compagno. Ma non ci riesco. Testa e cuore non vanno di pari passo. Naturalmente non mi aiuta vederlo tutti i giorni al lavoro. Mi sento immobilizzata…devo razionalizzare una sensazione che non sento.

ANNABLUE Testa e cuore non vanno mai a braccetto. Mai. Qualcosa nel vostro matrimonio non funziona, ma non è questo il punto.

Capita che si proietti in una persona (che non è il proprio compagno) qualcuno che si vorrebbe avere a fianco, una specie di idealizzazione… stando insieme qualche ora ogni tanto viene anche spontaneo. E’ come vedere solo un lato di quella persona, ma non conoscerla fino in fondo. Quando si sta insieme “rubando” il tempo, inizialmente quasi per gioco, poi si corre il rischio di invischiarsi in un terreno più pericoloso, ma molto spesso più per quello che vogliamo vedere noi, rispetto a quanto c’è realmente.

Io non troncherei nulla nettamente, perchè non c’è ancora nulla da troncare.

Ridimensionerei la cosa, le darei l’importanza oggettiva che può avere, senza distruggere reciprocamente il matrimonio l’uno dell’altro.

Se tagli in maniera drastica, corri il rischio di essere preda del rimpianto, perchè in genere si rimpiange una persona scomparsa, qualcuno che mai più tornerà indietro; dando tanta importanza alla chiusura, il sentimento di mancanza e di vuoto si amplifica nel nostro cuore. Non ci viene più a mancare un amico, un collega importante, un confidente, ma ….. una specie di soggetto indefinito che “avrebbe potuto essere in grande amore”. Ma anche no.

Insomma, io non voglio semplificare nessuna situazione, perchè tu sai quello che vivi, e credo che ti sia difficile razionalizzare se sei coinvolta. Io cercherei piuttosto di vedere anche i lati meno affettuosi, complici e positivi che ha questa tua relazione di “amicizia amorosa”. Ma senza drammi. Hai un marito e quella volta hai fatto una scelta importante. Io cercherei di recuperare con forza, credendoci, ricordando i motivi che mi hanno indotta a sposarlo.

CASTALIA Ti ringrazio annablue delle tue parole. In effetti erano quelle che cercavo. Ho paura di idealizzare ancora di più se chiudo; d’altro canto ho un senso di colpa per ciò che provo e che va oltre la mia volontà. I problemi con mio marito nascono da molto lontano: l’avevo lasciato per una sua scappatella e poi perdonato. Da quel momento si è comportato in modo esemplare, dimostrandomi pure di essere innamorato di me, ma non riesco ancora a sentirmi nuovamente coppia, a fidarmi, a lasciarmi andare. Voglio pensare che questa mia amicizia sia nata da un desiderio di essere compresa, di sentirmi complice e di fiducia verso un uomo. Grazie di aver parlato con me

VELIA Ciao Castalia, in linea generale sono d’accordo con annablue tranne che sulla sua prima affermazione:

“Qualcosa nel vostro matrimonio non funziona, ma non è questo il punto”.

Secondo me invece è proprio questo il punto, almeno secondo me.

Se il proprio rapporto di coppia funziona non si è attratti da un’altra persona, non si cerca la complicità con una persona che non sia il nostro compagno/a. Certo poi ci sono le situazioni di quotidianità con i colleghi, le ore migliori della giornata che comunque ciascuno di noi trascorre al lavoro e non con il proprio compagno, le situazioni di complicità che comunque si vengono a creare nel luogo di lavoro. Ma se alle spalle si ha un rapporto solido tutto rimane lì.

Tu stessa invece dici una cosa molto importante: sei stata tradita e hai perdonato. In realtà ti contraddici subito dopo poiché dici “non riesco ancora a sentirmi nuovamente coppia, a fidarmi, a lasciarmi andare. Voglio pensare che questa mia amicizia sia nata da un desiderio di essere compresa, di sentirmi complice e di fiducia verso un uomo”.

Da ciò che scrivi appare evidente che non hai affatto superato il tradimento. Non so se sia una cosa recente o sia passato tanto tempo: ciò non toglie che se anche pensi di aver perdonato, in realtà non lo hai fatto. Non sei riuscita a superare la lacerazione profonda che un tradimento crea. Il rapporto entra in una profonda crisi che non è facile da superare (ti parlo per esperienza personale). Credo dunque, come anche tu stessa dici, che la tua infatuazione per questa persona nasca da un profondo desiderio di ritrovare in un nuovo rapporto quello che non riesci più a trovare con tuo marito.

Penso però che se a suo tempo hai comunque deciso di “perdonare” tuo marito ci deve essere stata una molla profonda che ti ha spinto a farlo. Cerca di risalire a questo e di capire se c’è ancora qualche cosa che ti lega a lui, se tu pensi di amarlo ancora.

Dopo un tradimento può essere facile scambiare la “vicinanza” con qualcuno per qualcosa d’altro. Si ha bisogno di conferme, ci si sente fragili. Ma non credo sia l’atteggiamento migliore per cominciare una storia.

E poi anche lui non è libero ma è sposato.

Sei veramente sicura che quello che vuoi è tradire tuo marito e la moglie di lui?

Questa storia è ancora tutta in divenire, da come ne scrivi: l’altro che prova per te? Sarebbe disposto a mettere in discussione il suo matrimonio per te? E tu? Hai messo in conto che potresti perdere tuo marito?

Certo ha ragione annablue quando dice che testa e cuore non vanno mai a braccetto ma forse si possono dare una mano quando ancora gli eventi non sono precipitati.Un abbraccio

CASTALIA Non voglio tradire, tantomeno far tradire. Non mi piace in genere nessuna situazione di falsità o di sotterfugio. Per questo voglio solo fare la cosa giusta, voglio capire cosa mi succede, chiedermi se sia giusto fuggire da questa situazione (che lascerebbe però dei sospesi) oppure se affrontare un più ampio discorso. Se sia giusto mantenere questo contatto su livelli di amicizia oppure chiuderlo. So che il problema principale è il mio rapporto di coppia, dal momento che non è più mio marito il primo amico a cui fare le mie confidenze. Ringrazio questo forum e le risposte che mi date, perché non ne ho mai potuto parlare con nessuno

VELIA Ciao Castalia, cosa intendi precisamente con “affrontare un più ampio discorso”? Non credo tu intenda il piano di amicizia, che comunque è già presente. Se fosse solo questo non ne staremmo neanche a parlare. Se la sola idea di chiudere ti fa ipotizzare che rimarebbero dei sospesi è, secondo me, perché tu stai già proiettando su questa persona altro che non è certamente il sentimento dell’amicizia. Tu dici che non vuoi tradire o far tradire ma la strada è quella. Se ti sei posta il problema di chiudere definitivamente è perché forse hai superato il punto in cui potevi rimanere solo sua amica (e’ solo una mia impressione). Se è così non esiste una cosa giusta perché le parti in causa sono quattro: giusta per chi? Per te, per tuo marito, per lui o per sua moglie?

Però tu ti sei fermata prima di andare oltre e secondo me questo è già una cosa giusta, ma per te stessa. Prima di intraprendere qualsiasi altro rapporto forse sarebbe il caso che tu risolva i problemi con tuo marito.

So che il problema principale è il mio rapporto di coppia, dal momento che non è più mio marito il primo amico a cui fare le mie confidenze.

Non è proprio più possibile recuperare il vostro rapporto?

Secondo me, ma ovviamente è un’opinione assolutamente personale, dovresti prima di tutto risolvere le cose con tuo marito. Il resto poi si vedrà.

ANNABLUE Concordo con Velia, va chiarito il rapporto con tuo marito, prima di ogni altra cosa…. Il mio ex diceva “si tradisce anche con il pensiero” e nell’ultima parte del nostro rapporto si riteneva responsabile del tempo che dedicava a me e quindi toglieva alla sua compagna (lui era sposato). Forse non aveva tutti i torti, anche se all’inizio la cosa mi faceva sorridere, perchè immaginavo che esistesse solo il tradimento carnale. Invece no. Quello, tutto sommato, più comprensibile e “superabile” (tu stessa dicevi che gli hai perdonato una scappatella). Ecco, finchè sono scappatelle senza importanza, credo anch’io che si possa lottare per il proprio matrimonio. Ma tu gli stai togliendo molto, a tuo marito. Gli stai togliendo te stessa, la tua confidenza, la vostra intimità…. Su questo io rifletterei

VELIA Ciao annablue concordo con te. Quello che mi ha fatto male del tradimento di mio marito è stato proprio l’instaurare un rapporto di complicità e intimità con un’altra persona che non ero io. L’aver tolto a me il ruolo di amica e confidente. L’avermi esclusa per un perodo dalla sua vita, dalle sue emozioni, da ciò che gli stava succedendo mentendomi. Ed è questo che anche a lui ha fatto vivere malissimo la storia con l’altra.

CASTALIA Il mio dilemma è questo: è giusto lasciare un marito perché non riesco più a trovare quella complicità che c’era prima del suo tradimento (anche se lui mi ripete che mi ha sempre amato perché sapeva che sarebbe tornato da me) ma che “forse” con il tempo si potrà recuperare? e nel frattempo io con chi parlo? Non posso avvicinare nessuno per paura di sfociare nel tradimento? Io non voglio tradire, come ho detto fin dall’inizio, ma non voglio nemmeno impormelo, devo ritrovarne le ragioni e non allontanarmi come un’appestata perché altrimenti rischio di chiudermi troppo e di viverla come una rinuncia…l’ennesimo sacrificio fatto per perdonare mio marito.

ZEBRETTA Ciao Castalia, scegliere di perdonare è qualcosa di assolutamente intimo e nessuno può dire se sia giusto o sbagliato. E’ qualcosa che devi sentire tu.

Non so quanto tempo sia passato dalla scappatella di tuo marito: non intendo il tempo nel senso del trascorrere dei giorni ma quella percezione soggettiva del tempo che ci consente di valutare gli eventi ad una certa distanza e non sull’onda delle emozioni negative che, inevitabili, scaturiscono in certe situazioni traumatiche.

Non so nemmeno cosa tu intenda per perdono e quindi non so se tu abbia concretamente fatto qualcosa per raggiungere questo traguardo.

A volte, specie quando ancora sentiamo rabbia, abbiamo la convinzione e l’esigenza che chi ha tradito faccia qualcosa che automaticamente ci faccia sentire di nuova fiducia, stima, rispetto e complicità.

Sarebbe bello, forse anche appagante e riposante dopo il dispendio di energie messe in campo per arginare la caduta.

Una relazione è composta da due individui e due sono le persone che la devono ricostruire: non c’è “giustizia” in questo senso per chi ha pagato un prezzo tanto alto come un tradimento.

Anzi, paradossalmente chi è stato tradito è proprio colui che possiede più forza.

La complicità si ritrova quando si ricomincia a confidarsi.

Come fa tuo marito ad essere tuo amico se tu lo tieni a distanza?

Cosa potresti raccontare a quest’altro uomo che non puoi dire a lui?

Se tuo marito non ti avesse tradito come ti saresti comportata?

Avresti vissuto come una rinuncia o un sacrificio l’allontanamento da un uomo che ti fa pensare di poter tradire?

Se tu restassi con tuo marito “forse” potreste recuperare il vostro rapporto.

Se continuassi a frequentare quest’uomo “forse” potresti tradire, “forse” potresti innamorarti, “forse” potresti scoprire che non ne valeva la pena.

Nessuno di noi può sapere con certezza cosa accadrà.

Per te la fedeltà è un valore?

Perchè al di là di tuo marito o dell’altro uomo, tradire non è solo venire meno alle promesse fatte a qualcuno o acquisire il diritto di poterlo fare a nostra volta se l’abbiamo subito.

Tradire può voler dire prima di tutto tradire noi stessi. E questo poi porta a stare male, ad avere sensi di colpa.

Le scelte che compiamo devono essere coerenti con ciò che siamo. A prescindere dal tradimento di tuo marito, tu come vivresti questa esperienza?

Non so tuo marito: il mio era ed è ancora oggi lacerato da quella scelta.

Dopo due anni ancora gli procura un immenso dolore e mi ripete spesso che non riuscirà mai a perdonarselo.

Ci sono persone che non credono nella fedeltà ( e forse non dovrebbero sposarsi) ma se ci credi, tradendo vai in primo luogo contro te stessa.

Quanto a tuo marito e al vostro matrimonio:ci si sposa nella convinzione che sia per sempre ma non ci sono garanzie.

La realtà è che anche quando vi siete sposati “forse” avreste continuato ad essere complici e ad amarvi.

Chi poteva garantirlo?

Forse con lui sarai di nuovo felice, forse no.

Come pensi sia possibile saperlo?

Prova a ripensare ai motivi che ti hanno indotto a sposarlo, chiediti se esistono ancora.

E poi pensa a quale strada può essere quella giusta per te da percorrere: se riprovare con lui, se lasciarlo, se provare a vedere cosa succede con quest’altro uomo.

A quali risultati ti porterà ciascun cammino è qualcosa che potrai sapere solo quando inizierai a camminare. In ogni caso è un rischio.

Scegli in base al cammino che senti ti appartiene di più, perchè è in linea con la persona che sei ed è coerente con te stessa.

Per quel che mi riguarda per esempio,io ho scelto di proseguire con mio marito perchè, a prescindere da dove questo ci porterà, c’erano ancora i motivi per cui lo avevo scelto e perchè, per il mio modo di essere, ho bisogno di sentire di aver fatto tutto ciò che è in mio potere per potermi guardare indietro senza rimpianti.

Un’ultima considerazione: concordo con quanto ti ha detto Velia circa il perdono.

Possiamo dire di avere perdonato quando riusciamo a mettere nel passato il torto che abbiamo subito e, pur senza dimenticarlo, possiamo ripensarci senza provare più dolore.

Tu senti di avere perdonato davvero? Un forte abbraccio

CASTALIA Cara zebretta e cara velia avete perfettamente ragione quando mi dite che ancora non sono riuscita veramente a perdonare, ma anche se volessi cercare un recupero come chiudo questa “storia”? Se la chiudo bruscamente, ne avverto la mancanza e forse la idealizzo troppo. Non so come fare

VELIA cara Castalia, magari sapessi come si fa, ti pare starei qui? (ovviamente scherzo). Se il tuo problema è il chiudere bruscamente non c’è un modo per dilazionare i vostri incontri?

Forse allontanandoti poco per volta riuscirai a vedere anche nella giusta prospettiva questo rapporto e magari, nello stesso tempo potresti ricominciare a parlare con tuo marito. Forse magari proprio partendo da quello che hai detto a noi, che ti manca il vostro rapporto di prima, che non ti senti più complice, che il vostro rapporto è cambiato e tu sei cambiata dopo il tradimento. Io non so come avete affrontato il tradimento come coppia, forse non lo avete fatto fino in fondo. Se tu cominci a parlare di tutto ciò che ti ha ferito e ti ferisce e che ti ha portato a pensare ad un altro, forse tra voi le cose si rimetteranno in moto. Forse il vostro rapporto avrà la possibilità di ricomnciare in modo più profondo.

Certo ci sono troppi forse ma vale la pena di tentare. Soprattutto perchè penso che ciò ti farebbe stare molto meglio.

Nel mio caso specifico il tradimento ha invece sbloccato una situazione di stallo che si era creata precedentemente e che in parte lo aveva determinato. Ora, tra molti alti e qualche basso, siamo entrambi più consapevoli di noi e di ciò che veramente vogliamo l’uno dall’altra. A prescindere da come andranno nel futuro le cose (la vita è lunga e piena di sorprese e ho imparato a non dare più niente per scontato) per il momento ho deciso di ricostruire, di ricominciare riprendendo tutto ciò che di buono c’era tra di noi e partendo proprio da lì.

Nei momenti di fragilità post tradimento ( e non importa quanto tempo sia passato se tu non lo hai superato) è facile avvicinarsi ad un altra persona perchè si pensa di essere compresi e di nuovo apprezzati e degni di interesse e soprattutto perchè è più facile ricominciare ex novo un rapporto piuttosto che ricostruirne uno in cui siamo stati profondamente feriti. Il tradimento mina nel profondo le nostre sicurezze. ma spesso questi nuovi avvicinamenti sono del tutto irreali e molto più deleteri per noi stessi. Un saluto

CASTALIA Grazie velia e tutti gli intervenuti. Esco da un periodo difficilissimo della mia vita in cui mi sono sentita veramente sola preceduto dal tradimento di mio marito. Mi rendo conto dell’importanza di parlare con altre persone. Grazie di nuovo a tutti

ANNABLUE Castalia, parla con noi, allora. Ti senti sola, ti senti incompresa perchè sei stata ferita. E’normale cercare conforto.

E’ normale farsi accarezzare dal pensiero che altri uomini possano comprendere ciò che il nostro uomo non ha compreso.

Che altri uomini possano apprezzarci, possano star bene con noi…. tutto il resto è un film che ci costruiamo da sole.

Tu passi poche ore con il tuo collega, e ti pare tutto bello, facile, ti senti desiderata, ascoltata, corteggiata. Per qualsiasi essere umano questa è una soddisfazione, specie dopo una botta in testa come il tradimento di tuo marito (e tutto quello che ne è seguito immagino).

Ma ora hai trovato noi, che riusciamo ad essere mooolto irrazionali con noi stessi, ma con gli altri che passano emozioni come le nostre… siamo in grado di vedere meglio, di dare una mano, nel nostro piccolo.

Il tuo collega, idealizzato nelle ore in cui ci stai insieme, potrebbe rivelarsi un disastro nel lungo termine.

Rovinare due matrimoni per poi scoprire di aver commesso un immenso errore… ma ne vale la pena?

Non ti dico di perdonare tuo marito, se non te la senti.

Ne’ di fare la monaca di clausura, sbagliatissimo chiudersi in sè stesse.

Ma c’è un mondo fuori! non c’è solo il tuo collega.

Beh, per il momento ci siamo noi, e come vedi siamo tanti. Parla con noi.

Ti fa meglio e non fai male a nessuno, anzi.

Aiuti noi a capire certe dinamiche, e magari noi possiamo aiutare te, possiamo starti accanto e darti forza per essere più obiettiva e più determinata nelle tue scelte.

Anche se purtroppo non possiamo prenderle per te.

 

VELIA Ciao Castalia, sono d accordo con annablue. Il forum per me ha rappresentato un’ancora di salvezza, mi ha permesso di poter scrivere liberamente quello che più mi faceva soffrire e ne ho ricevuto conforto. Nessuno può prendere le decisioni al nostro posto ma parlare aiuta a chiarirsi le idee, a sfogarsi, a liberarsi da tutto ciò che ci fa soffrire. Nel momento stesso in cui scriviamo ciò che più ci fa stare male tutto appare sotto una nuova luce. Il bello di questo posto è che qui amanti, traditori, traditi e qunat’altro possono confrontarsi tutti insieme. E forse si può chiarire con dei perfetti estranei ciò che con le persone a noi più care non riusciamo a fare.

E poi quando si vede che altri hanno passato o passano le nostre stesse sensazioni ci si sente meno soli. Un abbraccio

CASTALIA Carissimi, sto cercando di vedere gli aspetti meno positivi di questa mia amicizia e con mio stupore mi sono accorta di esserne sempre meno dipendente da essa e credo che anzi questa esperienza potrà anche farmi capire alcuni aspetti del tradimento di mio marito. Pensavo fosse l’amore non cercato, ma capitato, quello che va oltre le proprie volontà ed invece ne vedo tutti i limiti. Forse è nato dalla solitudine, forse dalla ricerca di qualcosa di bello che non riuscivo a trovare e forse qualcosa di buono in effetti c’era. Le relazioni interpersonali hanno un fascino che seduce: qualunque sia il motivo per cui entri in contatto con gli altri sei sempre di fronte ad un’incognita. Cerchi di capire e di capirti ed è sempre un’avventura.

Io mi sono fermata prima di iniziare una relazione extraconiugale; ne ho ricercato le ragioni, ma mi chiedo perché mio marito non l’abbia fatto. E al di là delle ragioni che possano averlo indotto, mi chiedo se sia un uomo che abbia paura di conoscersi e di affrontare se stesso. Perché è facile tradire e forse si può anche capire la situazione che ha portato al tradimento; ma poi alla fine rimane sempre la persona che sei e con la quale devi fare i conti. Sei capace di farli o ne hai paura?

VELIA Ciao Castalia, mi piace ciò che hai scritto a proposito delle relazioni interpersonali, è vero e credo che, a maggior ragione, questo pensiero vada applicato anche alle relazioni di coppia in cui, probabilmente diamo troppo per scontata l’altra persona. Pensiamo di conoscerla ma in realtà non è così solo che mentre con un estraneo spesso siamo spinti dalla curiosità a conoscere, lo stesso sforzo non lo facciamo con le persone che ci sono più vicine. Se veramente ci soffermassimo di più a conoscere l’altro e non a immaginarlo come ormai abbiamo deciso che debba essere credo saremo tutti più felici. Conoscere l’altro ma anche noi stessi è una vera e propria avventura perché tutto cambia ed è in continua evoluzione. Peccato che tale saggezza arrivi solo dopo delle belle botte in testa!!!!

Hai ragione quando dici che è più facile tradire: è un modo comodo di sfuggire a qualcosa che non necessariamente deve essere nella coppia ma che magari è dentro di noi: insoddisfazione, paura, ansia, frustrazioni varie.

Tu ti sei fermata prima di tradire perché sicuramente non è nelle tue corde questo gesto (hai detto tu stessa che non ami i sotterfugi e le bugie) e hai preferito cercare di capire che cosa ti avesse spinto verso quest’altra persona e forse anche perché (ma è solo una cosa a cui sto pensando questi giorni) avendo provato cosa significa essere stati traditi hai preferito pensarci bene. Penso infatti che molti traditori non si rendano conto della sofferenza che “infliggono” all’altro. Pensano che sia una cosa che riguarda solo loro, un momento di libertà tutto personale e forse non pensano che possa provocare un dolore così profondo. Lo capiscono solo quando lo vedono manifestarsi in noi e allora cercano di minimizzare (“e che sarà mai, non ho ucciso nessuno” è la frase che più ho letto nel forum) perché si sentono tremendamente in colpa e hanno paura di affrontare quello che provano.

Tuo marito, come il mio, non si è fermato a pensare ma è andato dritto per la sua strada. Mio marito ha tradito perché in quel momento gli sembrava la cosa giusta da fare per se stesso. Non si è minimamente posto il problema che il suo gesto potesse ferirmi. Per lui non era possibile che io ne soffrissi. Non si è reso conto di quanto dolore mi ha provocato se non dopo. Per lui le due cose erano nettamente separate e quindi si è detto: “perché no?”. Solo dopo, parlando con me ha capito che dietro quel tradimento c’era tutto un suo universo interiore che lui non aveva voluto affrontare in altro modo.

Abbiamo cominciato a parlare e sono emersi lati del suo carattere che anche lui non pensava di avere. Questa esperienza ci sta permettendo di conoscerci meglio.

Certo sarebbe stato meglio se non fosse successo e se avessimo trovato il modo di fare questo “viaggio” all’interno di noi stessi in un altro modo. Però penso anche che si decide di capire chi siamo solo quando siamo in crisi. E se non fosse stato il tradimento e lui avesse riversato le sue frustrazioni su altro?

Forse per te e tuo marito potrebbe essere lo stesso. Non so se avete mai parlato chiaramente di quanto è accaduto. Forse solo parlandone sinceramente anche tuo marito potrebbe cominciare a fare i conti con se stesso e con il tuo dolore. Un caro saluto

 

CASTALIA Ritorno qui dopo qualche mese dai fatti. Spaventati da ciò che poteva essere, abbiamo, con tacito accordo, chiuso ogni sorta di confidenza personale. I nostri rapporti sono diventati freddi, distaccati e limitati al solo saluto quotidiano da bravi colleghi. Ieri per la prima volta dopo mesi eravamo a mensa insieme e ci siamo “raccontati” che tutto va bene nelle nostre vite, anche se ci siamo “letti” perfettamente. Mi domando cosa abbiamo ottenuto: io che non riesco a perdonare mio marito ed ogni sforzo per riavvicinarmi diventa sempre più pesante e lui che si sente sempre meno compreso nella sua affettività ed intimità. Eppure siamo dei coniugi perfetti: io che non tardo mai una cena e lui che ogni giorno la va a prendere al lavoro. Facciamo esattamente ciò che i nostri partners si aspettano da noi, la nostra coscienza ci ha impedito una relazione extraconiugale, agli occhi degli altri appariamo coppie perfette. In auto, tornando dal lavoro ieri, le mie lacrime avevano un calore particolare, bruciavano troppo. Mi domandavo dove sono finita io, dov’è finita la mia voglia di sentirmi amata, capita. Mi chiedevo se in realtà sto recitando un ruolo che non sento più e che cosa avrei detto ai figli che avrò riguardo al matrimonio: il matrimonio è un compromesso? E’ un sacrificio? E’ un impegno? con chi? con se stessi o con l’altro in virtù di una promessa che può anche svuotarsi fino a perdere di ogni significato?

VELIA Ciao Castalia, speravo che in questi mesi di assenza dal forum le cose per te si fossero sistemate e mi dispiace molto che invece non sia proprio così.

“Eppure siamo dei coniugi perfetti: io che non tardo mai una cena e lui che ogni giorno la va a prendere al lavoro. Facciamo esattamente ciò che i nostri partners si aspettano da noi, la nostra coscienza ci ha impedito una relazione extraconiugale, agli occhi degli altri appariamo coppie perfette.”

Mi ha colpito questa frase perchè tu sottolinei di fare ciò che tuo marito si aspetta da te ma è evidente che tu vorresti altro. Ne hai più parlato con lui, del tradimento, di come stai, del vostro rapporto? Oppure hai preferito andare avanti come se niente fosse sperando che le cose si sistemassero da sole?

Continuo a non credere nel tradimento come possibilità. Non lo è mai, almeno per me.

Sul fatto poi di essere coppie perfette comincio a nutrire seri dubbi su tutti quelli che lo sembrano, ma soprattutto penso che i gesti hanno un senso e un valore se gliene attribuiamo, altrimenti non rappresentano nulla. Andare a prendere la moglie al lavoro e la tua cena sono solo sinonimo di abitudine, non di rispetto per l’altro o sentimento.

Se credi che il tuo matrimonio si sia del tutto svuotato, che tu, nonostante ogni sforzo, non riesci a superare il tradimento di tuo marito, che comunque vi siete allonanati troppo, allora forse è il caso che tu chiarisca a te stessa se effettivamente vuoi portare avanti tutto ciò oppure forse devi prendere coscienza che il tuo rapporto con tuo marito è definitivamente finito.

Non è mai facile “decidere” che il proprio matrimonio è finito. Sono talmente tante le energie che si investono in un matrimonio che, anche nel momento in cui ci si accorge di non amare più l’altro e che comunque non ci sono più i presupposti per rimanere insieme, è difficile troncare. Si è investito tempo, affetto, desideri, speranze, tutto noi stessi e ci si chiede se per caso non abbiamo sbagliato tutto, magari la persona, magari con un altro sarebbe andata meglio.

Il fatto è che il tempo cambia tutto e tutti. Noi ci evolviamo senza nemmeno accorgercene e può anche succedere che, ad un certo punto, non ci si trovi più con la persona scelta tanto tempo fa. Sicuramente entrambi abbiamo concorso a camminare vicini ma a diventare estranei, ma oramai è successo.

E se nonostante gli sforzi proprio non si può ritrovare la sintonia allora forse è il momento di mollare.

Se quando ti volti indietro e ti chiedi cosa ti ha spinto a scegliere proprio lui e non sai più la risposta, non la trovi più o non corrisponde proprio più a ciò che stai vivendo, allora forse il percorso iniziato si è interrotto.

Io credo sinceramente che il matrimonio sia un po’ un insieme di tutte le cose che hai detto tu. E’ sicuramente un grosso impegno perchè lega due persone sulla base di un sentimento che troppo spesso diamo talmente per scontato che soffoca ancora prima di maturare del tutto.

E’ anche sacrificio perchè entrambi rinunciamo a qualcosa della nostra individualità in nome di un noi comune. Spesso è anche compromesso perchè siamo due individui diversi che si devono incastrare tra loro.

Ma tutti questi aspetti, che potrebbero sembrare negativi, dovrebbero essere controbilanciati da tutta una serie di altri sentimenti, quali ad esempio la comprensione di noi, l’essere accettato dall’altro per quello che veramente siamo, la serenità, la gioia di stare insieme e condividere delle cose, la voglia di stare insieme. Certo la passione travolgente dei primi tempi e l’innamoramento non durano ma semplicemente perchè cambiano forma e diventano quell’amore maturo e forte che ci rende veramente felici.

So che è così perchè ho avuto la fortuna di conoscere persone veramente felici nei loro matrimoni. Ma se tu vivi il tuo come una trappola allora forse è il caso di farsi delle domande. Un abbraccio

CASTALIA Come si ritrova il “noi”? Credo che sia un delicato equilibrio che non si può spezzare e rattoppare con semplicità. Il mio “noi” era fatto di tante cose, di passione, di rispetto, di complicità, di fiducia, di sicurezza, di libertà, di spontaneità, di confidenza, di comunione… insomma d’amore. Lui, la mia base sicura ed il mio porto di salvezza nei miei momenti critici….e poi di colpo scoprire che tutto e’ stato messo in gioco per una storia di solo sesso (come dice lui). Mi ripete che non ha mai smesso di amarmi e che era una storia solo di sesso, ma io sento un grosso allontanamento tra di noi e non riesco più a vederlo come mio riferimento: e’ qualcosa che non dipende dalla mia volontà. Ma come si fa a dire di amare una persona e fare sesso con un’altra? Cos’e’ mancato? Si può superare tutto questo? E come? Con i sospetti? Con i sensi di colpa?

Siamo una coppia falsa, perche’ non lo sento più come completamento della mia persona e lui non può sentirmi vicina come un tempo. L’impegno, il sacrificio ed il compromesso cui facevo riferimento sono definizioni razionali che, a mio avviso, non possono essere preponderanti quando si qualifica un rapporto di coppia

LAVINIANO Buon pomeriggio Castalia. Ho letto i post in questo thread e mi sovviene in mente la parte finale della preghiera “Padre nostro”, dove dice: “non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen

La preghiera chiede la forza di vincere la tentazione. Nel lezionario pubblicato nel dicembre 2007 dalla Conferenza Episcopale Italiana, la frase “non ci indurre in tentazione” è stata modificata con la seguente traduzione: “non abbandonarci alla tentazione”.

Ce la fai da sola a resistere alla tentazione oppure hai bisogno del ricorso alla preghiera ? Dai tuoi post non vedo riferimenti al trascendente…

Spesso la persona tradita torna a vivere col partner dopo aver ristabilito la simmetria… tradendo a sua volta.

Velia con competenza ti ha spiegato come si è comportato il marito, e in quel comportamento anche psicologico del suo compagno mi specchio anch’io.

Non sono un moralista e alla mia età non mi pongo più il problema se tradire sia giusto o sbagliato.

Si vive una sola volta. Se non hai bambini piccoli da accudire e far crescere, perchè essere incerta ? Perché tormentarti. Devi decidere: si o no ! Se decidi per il si, dopo cosa succederà ? Ci puoi spiegare come immagini il dopo ?

CASTALIA Se pensassi che la preghiera risolvesse tutto prenderei per buone le parole di mio marito quando diceva che mi amava anche mentre mi tradiva. Purtroppo sono un tipo che non si vuole raccontare favole e cerca di capire. E’ molto semplice anche percorrere una strada e poi stare a vedere. L’interdizione ed il dubbio non credo siano debolezza, ma aiutano a capire gli altri e se stessi. Come immagino il dopo tradimento? Ma poi in fin dei conti chi tradirei? Un marito che ancora non ha capito una parte fondamentale di me ed io che non ho capito le sue ragioni? La moglie dell’altro che non si accorge del disagio di suo marito solo perché rispetta un ruolo? L’altro che cmq accetta la sua condizione pur avvertendo che ci può essere di più? Tradirei solo me stessa, perché la comprensione, la condivisione e l’amore non l’avrei da nessuno. Forse mio marito continua a tradirmi non comprendendomi? Ed io forse non lo sto già tradendo quando penso tutto ciò?

ZEBRETTA Il mio “noi” era fatto di tante cose, di passione, di rispetto, di complicità, di fiducia, di sicurezza, di libertà, di spontaneità, di confidenza, di comunione… insomma d’amore. Lui, la mia base sicura ed il mio porto di salvezza nei miei momenti critici….e poi di colpo scoprire che tutto e’ stato messo in gioco per una storia di solo sesso (come dice lui). Mi ripete che non ha mai smesso di amarmi e che era una storia solo di sesso, ma io sento un grosso allontanamento tra di noi e non riesco più a vederlo come mio riferimento: e’ qualcosa che non dipende dalla mia volontà. Ma come si fa a dire di amare una persona e fare sesso con un’altra? Cos’e’ mancato? Si può superare tutto questo? E come? Con i sospetti? Con i sensi di colpa?

CASTALIA Se lui ha avuto gli stessi pensieri miei allora non è stata una cosa da poco e solo per sesso. Ha messo in discussione molto della nostra coppia. Mi chiedi cosa abbiamo fatto per superare la crisi; penso che fino ad adesso non abbiamo mai veramente approfondito perché approfondire significherebbe anche mettere in conto la fine del nostro matrimonio. Personalmente mi sento molto confusa e non voglio sbagliare; le parole pesano quanto macigni e talvolta non si può tornare indietro.

ZEBRETTA penso che fino ad adesso non abbiamo mai veramente approfondito perché approfondire significherebbe anche mettere in conto la fine del nostro matrimonio

Anche noi all’inizio abbiamo fatto questo: accettare che un matrimonio possa finire è particolarmente doloroso e allora resti immobile per paura di sbagliare.

Cosa credi possa accadere continuando a restare fermi?

Il nostro psicoterapeuta ci disse che era come guardare una persona agonizzare e non fare nulla per salvarla. Alla fine, comunque, muore.

La fine del vostro matrimonio è una possibilità che esiste, a questo punto, a prescindere che voi la vogliate considerare o meno.

Anzi, volerla accettare significa avere la possibilità di capire se e come salvarlo.

So quanto è difficile e complesso: posso dirti che, nella mia esperienza, quello è stato il primo vero punto di svolta. Un abbraccio

BACILLO Ciao a tutti. Mi chiederei se il tuo attuale dubbio sia legato veramente al tradimento di tuo marito non ancora superato, oppure alla presenza,ormai da tempo, del collega nella tua vita.

Se per te la fedeltà è un valore cosi’ importante che ti impedisce di superare un tradimento, dal mio punto di vista, flirtare con il tuo collega è solo controproducente. Credo non sia la maniera piu’ corretta per ricucire il rapporto con tuo marito. Forse dovresti allontanarti definitivamente dal tuo ipotetico amore e cercare di capire cosa abbia portato tuo marito a tradirti e a te di pensare di farlo.

Io non considero il tradimento come cosa da poco perchè non è mai improvviso e inaspettato. Prima di tradire si ha sempre il tempo di porsi delle domande su quello che si stà facendo sul perchè e sulle conseguenze che porterà all’interno del matrimonio. Se a tutte le domande si risponde con un ” ma si è solo sesso” è peggio ancora. L’unica giustificazione ad un tradimento la acceterei solo da un vero innamoramento, della serie ti ho tradito perchè mi sono innamorata di lui.

Vedo due problemi, un tradimento non ancora superato ed un’infatuazione per un collega. Se vuoi salvare il salvabile del tuo matrimonio, affronta di petto l’argomento del tradimento con tuo marito. Sfogatevi, datevi le colpe, piangete, ma pero’….Parlate, parlate, parlate. Solo cosi’ credo riuscirete a capire se veramente siete ancora importanti l’uno per l’altra..Parlando.

Il discorso del rapporto con il tuo collega io proprio non lo considererei a questo punto. Ti ingarbuglierebbe solo la vita.

Sarebbe un rapporto già incasinato in partenza che non sapresti nemmeno dove ti porterebbe.

CASTALIA So quanto è difficile e complesso: posso dirti che, nella mia esperienza, quello è stato il primo vero punto di svolta.

Vero, zebretta, ma fa paura.

Caro bacillo66 più che la fedeltà, per me è un valore la verità. E’ vero che mio marito mi ha tradita, è vero che sicuramente avrò le mie responsabilità su questo punto, è vero che col collega non è un flirt che mi fa sentire carina o altro, quanto una vera e propria corresponsione: che sia amicizia o qualcosa di più questo non lo so, ma non è un flirt. Forse il collega mi ha fatto da specchio, mi ha dato l’occasione di riflettere su di me e sul mio matrimonio. Forse ha fatto vibrare quelle corde che pensavo perdute. Qual è il vero tradimento? Perdere una parte di se stessi o aver paura? Ringrazio tutti voi per i vostri interventi intelligenti e sensibili che mi portano a riflettere su tante cose.

VELIA Ciao Castalia, lo stato d’animo che vivi mi appartiene e lo conosco. Nonostante abbia deciso di andare oltre il tradimento, di cercare di superarlo, proprio in questi giorni (sono passati 5 mesi ormai dalla confessione) mi sono ritrovata affacciata ad un baratro e mi sono pietrificata. Mi sono resa conto che il mio matrimonio aveva perso di significato che la mia quotidianità era completamente svuotata di senso e valore e che ogni gesto, ogni parola erano assolutamente stonati perchè, per me, privi di ogni tipo di valore.

Mi sono interrogata a lungo su cosa volesse dire tutto ciò. E ho avuto (e in parte ho ancora) la tua stessa paura: che se mi muovo, se provo a smuovere le cose tutto mi crollerà miseramente addosso come un castello di carte.

In questi mesi ho parlato a lungo con mio marito ma mi mancava qualcosa per capire fino in fondo perchè mai avesse messo a repentaglio tutto per una storia senza importanza.

La verità mi ha colpita come una doccia fredda ma mi ha scosso profondamente dal mio torpore. La verità vera è una sola: lui non ha proprio pensato alle conseguenze ma si è solo preso ciò che la vita gli ha offerto. Ha agito con una superficialità disarmante. La verità è che mio marito è molto superficiale.

Ognuno fa i conti con la propria vita e la propria storia ma io ero convinta che lui fosse un ragazzo di tutt’altro genere e che mai avrebbe potuto fare una cosa del genere. Pensavo che, se mai fosse accaduto, sarebbe stato solo perchè innamorato di un’altra. E invece è successo e lui non era assolutamente innamorato dell’altra (e lo so per certo e non solo perchè me lo abbia detto lui).

Io non so ancora come convivere con tutto questo.

So che voglio cercare di ritrovare il mio matrimonio perchè in fondo credo che meriti un’altra possibilità.

Spero di riuscire a ritrovare la sintonia con mio marito.

Non è facile e alcuni giorni mi sembra talmente assurda questa pretesa di voler superare il tradimento che vorrei fuggire lontano.

Poi però penso che per fuggire, per distruggere tutto c’è sempre tempo e che il dolore che proverei ora, per una eventuale fine del mio matrimonio sarebbe molto più grande rispetto al dolore che provo ora.

Ho scelto di darmi e darci tempo. Un abbraccio

TEMPORY Castalda sei certa di quello che scrivi? Se tu asserisci che non è un flirt tra te il tuo collega quindi è qualcosa che si avvicina piu’ all’amore, allora lascia tuo marito e vai a vivere con lui, sarai sempre piu’ onesta di tuo marito che ha tradito per superficialita’ , e senza considerare la persona (tu)che aveva scelto di condividere la sua vita ! ma qui mi sorge un dubbio , sarebbe disposto il tuo collega a lasciare la moglie e tutto il suo orticello? E se questo accadesse , anche se ho qualche dubbio,non pensi che tuffati in una realta’ diversa da quella che vivete ora , al limite dell’innamoramento , tutto si risolva in una bolla di sapone ,e col rimpianto di cio’ che si è perso?

Non sarebbe piu’ opportuno stare per un pò lontana da tutte e due le persone che ti creano un conflitto cosi’ profondo?

sopratutto per capite realmente cio’ che tu vuoi.

In bocca al lupo !

CASTALIA Non è un amore: se lo fosse avrei risolto il problema e comunque ormai ne sto lontana. Ma questo non mi impedisce di accorgermi del vuoto che ho nel mio matrimonio. A volte penso che le confidenze col mio collega (ormai sempre più rare) siano in realtà più un metro per misurare i progressi con mio marito; insomma, un banco di prova.

VAIOLET Ciao Castalia, ho vissuto la tua stessa esperienza, ma al contrario. Il matrimonio arrivato ad uno stallo, in bilico su precipizio e nessuno dei due che fa niente per salvarlo. Senso di vuoto, noia, incompletezza, mancanza di obiettivi, incomunicabilità. Ognuno di noi due stava nel suo angolo ben conscio del fatto che se avesse aperto bocca sarebbe crollato tutto. Troppo difficile affrontare la realtà le sue conseguenze. Ci nascondevamo dietro la normalità, la vita di tutti i giorni, le piccole cose che ti tengono impegnato il cervello. Ma dentro di te senti che non va, senti che ti manca qualcosa di importante, di unico. Fino a quando, uno dei due, quello più disperato, si lascia andare, intravede un nuovo amore, uno stimolo, una luce che lo illumina d’improvviso e gli fa da stampella su cui appoggiarsi e dare una spallata a tutto. Voi lo avete fatto entrambi, lui col tradimento tu con il il possibile tradimento. Ora la vostra strada è tracciata: con le vostre spallate avete aperto un varco, qualcosa che vi pone sullo stesso piano, potete dichiararvi la vostra sofferenza l’uno con l’altro, finalmente. Apritevi, parlate, urlate, litigate, piangete, mettete a nudo tutto ciò che avete dentro, buttate all’aria tutto e poi, tra le macerie, provate a vedere se la pietra angolare che avete posate insieme anni fa, c’è ancora e può essere la base su cui ricostruire.

CASTALIA Cara violet non sento di aver agito esattamente nello stesso modo di mio marito: non voler chiudere gli occhi con preconcetti o vacue certezze sul proprio stato di sposata non vuol dire tradire. Tra accorgersi che un altro potrebbe essere più confidente/amico di tuo marito e farlo diventare intimo per davvero ce ne corre….

Cmq in questo periodo ho parlato con mio marito del suo tradimento che vedo non soltanto fisico ma anche quello precedente alla sua storia, ovvero non essere stato con me, non aver capito le mie difficoltà in un periodo molto particolare in cui mi sono sentita la sola ad avere una progettualità di coppia (provvedere ad una casa, al matrimonio, ad un lavoro più sicuro e meno impegnativo per un’eventuale cura dei figli…) Mi ha ribaltato tutto contro: secondo lui non è vero che non mi era accanto (anche se non ha fatto niente per dimostrarmi il contrario), che i miei problemi li avrei cmq risolti da sola perché sono una donna forte, ecc..ecc.. Questo mio allontanamento avrebbe così gettato le basi del suo tradimento. In tutta sincerità non so se riuscirò ancora a stare accanto ad un uomo su cui so di non poter contare su di lui se ho dei problemi e per giunta si deresponsabilizza totalmente e mi riempie di sensi di colpa.

CASTALIA ….e continua a dirmi che mi ama! Aiutatemi a capire perché ho qualche problemino a riguardo. Ricapitolando il suo ragionamento era questo: “Sta andando tutto bene tra di noi; sposarsi, non sposarsi, avere figli o non averli è lo stesso, decidi tu, fai tutto tu…compra casa, arreda, ecc..; i tuoi problemi che vuoi che siano? risolviteli; ma siccome non avevi tanta voglia di far sesso me lo vado a trovare da un’altra parte! Però ti amo tanto e non voglio perderti.”

Ma sono io un po’ tarda o c’è qualcosa che non torna?

VAIOLET Quello che non torna, sei tu. Lascia stare lui e i suoi sentimenti per ora. Cosa provi tu? Cosa vuoi tu? Come vedi il tuo futuro con lui? Al di là del tradimento, com’era la vita con lui? Ti senti viva in questo matrimonio? Ti senti realizzata? Senti che nessun altro uomo potrà darti quello che hai con lui? E perchè non provi più attrazione sessuale per lui?

CASTALIA Attualmente non lo vedo il mio futuro con lui. Mi sento sola dentro ad una coppia. L’attrazione sessuale era diminuita perché non lo sentivo vicino. Sono un tipo che non crede all’attrazione fisica fine a se stessa. Quando i progetti di coppia erano condivisi non c’era nessun problema sessuale. E’ questo che lui non capisce.

In tutta sincerità non vedo nessun altro uomo che possa darmi più di quello che mi ha dato lui, altrimenti sarebbe tutto più facile: non riesco a recuperare ciò che avevamo prima perché lui non vuole capire come mi sono sentita io

VAIOLET Quello che lui esprime però (fai tutto tu, per me è uguale, ecc…) non è un comportamento da coppia. Nella coppia i progetti si fanno insieme e le responsabilità si condividono. Se lui non è in grado di capire questo, allora è inutile perdere tempo a spiegarglielo… Per assurdo, prova a rivoltargli la situazione e a dirgli: “caro, io ti amo, fai tutto tu, compra una casa, organizza il matrimonio, a me va bene tutto.” Vedi come reagisce…

VELIA Ciao Castalia, la cosa che mi ha ferita maggiormente del tradimento di mio marito è stato il fatto che lui mi abbia lasciata sola a risolvere delle questioni e che non si sia curato di me.

In un periodo in cui IO avevo veramente bisogno lui cominciava ad essere preso da un’altra e quindi non c’era per me. Lui dice di essersi cominciato a guardare intorno (nemmeno tanto poi, lei era già lì pronta ad accoglierlo, ma questa è un’altra storia!!!!) perchè io non lo desideravo più, non ero disponibile per lui etc… etc….

Quello che hai scritto tu lo avrei benissimo potuto scrivere io, insomma.

Riconosco la solitudine di fronte alle cose e il senso di appartenere ad una coppia che non lo è più.

Il fatto poi che scarichi su di te le responsabilità di tutto è abbastanza normale ma io credo dipenda dal fatto che tuo marito forse pensa di non aver poi fatto nulla di così tremendo, in fin dei conti ti ama, è stato solo sesso.

Potrei scrivere un trattato su ciò che penso di questa affermazione ma lo scatto in mio marito (che era sinceramente convinto di non avermi tolto nulla, di esserci stato, di non avermi lasciata sola) c’è stato e da lì poi si è potuto parlare di ricostruire. Nel momento stesso in cui si è reso conto di quanto profondamente mi avessse ferita allora anche lui ha cominciato a vedere le cose con occhi diversi e soprattutto ha iniziato il suo personale percorso per capire cosa effettivamente lo aveva spinto a fare ciò.

Se questo non ci fosse stato io non credo avrei potuto ricominciare a pensare ad un noi. Non sarebbe stato possibile perchè il mio concetto di coppia e il suo, con il tradimento, si erano allontanati troppo e io non potevo accettare la sua visione del rapporto. Non potevo accettare di stare con un uomo che considera il tradimento una cosa senza importanza, che succede a tutti, che fa parte della coppia.

Io capisco la tua confusione e il tuo dolore ma in questo momento sei tu che devi decidere se vuoi o no l’uomo che ti sta accanto. Se pensi che lui possa darti ciò che cerchi o se invece pensi di non riconoscerlo effettivamente più. Il far passare il tempo non serve a niente se non lo si fa in senso “attivo” ovvero lavorando su noi stessi.

Io spero che tuo marito si renda conto di tutto questo, altrimenti penso che abbia ragione Vaiolet.

CASTALIA Il tempo peggiora tutto, è vero. Certe avvisaglie dovevo coglierle prima…il suo rimandare le decisioni, la sua mancanza anche solo per parlare. Ma come si fa a riconoscere il limite di tolleranza? Se lo avessi lasciato solo perchè il 10 anni non mi era mai sembrato deciso di un progetto di vita insieme e rimandava a me le decisioni forse mi sarei pentita di non averlo aspettato, di essere stata troppo precipitosa. Però ci si allontana sempre di più fino ad arrivare ai tradimenti e allora quand’è che ci siamo realmente persi? Ho paura di rattoppare e che di fatto si possa continuare su due strade parallele ma non insieme, ma ho anche paura di non darci un’altra possibilità. Che fare

VELIA Io sono dell’avviso che non si possano prendere decisioni così importanti come quella di chiudere un matrimonio su due piedi, e soprattutto sulla scia di rabbia o rancore o solo dolore. Ci vuole tempo per maturare tale decisione, veramente.

Capisco che tu voglia darti un’altra possibilità ma non puoi farlo da sola.

Nel senso che tuo marito deve essere consapevole di cosa pensi, del tuo dolore e soprattutto del fatto che potresti anche non voler stare più con lui, e agire così di conseguenza.

Dovete parlare e parlare e se non riuscite a farlo da soli farvi aiutare, magari da un consulente. Solo così, io credo si potrà arrivare a capire la strada, se andare avanti oppure separarsi.

Dott. Roberto Cavaliere Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype) tel.320-8573502 email:cavaliere@iltuopsicologo.it

IL PERCORSO PER PERDONARE UN TRADIMENTO

Il perdono è un processo lungo durante il quale si attraversano diverse fasi, ciascuna è indispensabile per riuscire realmente a superare la frattura creata dal tradimento

Per capire come arrivare a perdonare è necessario capire cosa è veramente il perdono. Spesso, infatti, si tende a confondere il perdono con la riconciliazionema sono due atti distinti. Perdonare significa riuscire a vedere i limiti di chi ci ha ferito, ridargli una dimensione più reale, di persona con pregi e difetti, comprendere senza per questo giustificare.

E’ un atto che richiede profondo equilibrio interiore nonché l’accettazione piena di noi stessi. Comprendere e accettare i nostri difetti e le nostre fragilità ci permette di farlo poi con gli altri. Perdonare non significa dimenticare ma far sì che il passato non continui a ferirci, ricordare senza provare dolore. In quest’ottica il perdono non è qualcosa che serve a chi ci ha offeso per liberarsi delle sue responsabilità ma innanzitutto un processo per liberare noi delle conseguenze dell’offesa che abbiamo ricevuto.

Non è facile perché molto spesso crediamo di aver perdonato e non è vero. Dopo aver preso consapevolezza di ciò per perdonare un tradimento è necessario compiere una serie di passaggi. Il tradimento rappresenta una profonda ferita personale per chi lo subisce, quasi assimilabile a un vero e proprio lutto.

Quindi, nella fase iniziale della scoperta non è possibile perdonare, è come chiedere a chi ha subito un lutto di dimenticare la persona che non c’è più. E’ necessario vivere la fase emotiva del dolore e della rabbia che segue la scoperta di un tradimento. Al contempo la persona che ha tradito deve permettere allavittima del tradimento di esprimere anche con forza tutto il dolore e la rabbia che ha dentro.

Tentare da parte dell’autore del tradimento di trovare subito delle spiegazioni razionali al proprio gesto non fa altro che amplificare dolore e rabbia della vittima che non solo si sente tale ma paradossalmente anche colpevolizzata. Solo dopo che si è attenuata la fase emotiva descritta, è possibile comunicare nella coppia e chiedersi perché sia successo.

Quindi alla fase emotiva ne segue una cognitiva di consapevolezza dell’accaduto. Solo alla fine di questa fase è possibile veramente perdonare. Il perdono non potrà essere mai totale, la ferita rimane, ha bisogno di tempo per cicatrizzarsi. Ilperdono è quindi un processo lungo e doloroso e non un atto isolato

Quando è un atto isolato e prematuro, non è vero perdono ma potrebbe solo nascondere la paura di perdere il partner, anche se ha tradito o rivelare un’incapacità di prendere atto di un disagio nella coppia che ha prodotto il tradimento. Un perdono come processo emotivo e cognitivo invece può rappresentare anche un momento di crescita psico-affettiva per la coppia.

Dottor Roberto Cavaliere

“Ma si può davvero perdonare, se è vero che l’Io si mantiene vitale solo grazie al suo amor proprio, al suo orgoglio, al suo senso dell’onore? Anche quando vorremmo sinceramente perdonare, scopriamo che proprio non riusciamo, perchè il perdono non viene dall’Io. E allora forse, meglio del perdono, che probabilmente è pratica insincera, a me sembra più costruttivo percorrere il sentiero del reciproco riconoscimento , dove chi ha tradito deve reggere la tensione senza cercare di rappezzare la situazione e, con brutalità cosciente, deve al limite rifiutare di rendere conto di sé. Il rifiuto di spiegare significa da un lato non misconoscere il tradimento ma lasciarlo intatto nella sua cruda realtà, e dall’altro che la spiegazione deve venire sempre dalla parte offesa. Del resto chi, dopo essere stato tradito, sarebbe in grado di ascoltare le spiegazioni dell’altro? Lo stimolo creativo presente nel tradimento dà i suoi frutti solo se è l’individuo tradito a fare un passo avanti, dandosi da sé una spiegazione dell’accaduto. Ma per questo è necessario che il traditore non giustifichi il suo tradimento, non tenti di attenuarlo con spiegazioni razionali, perchè questa elusione di ciò che è realmente accaduto è, di tutte le offese, la più bruciante per il tradito, e allora il tradimento continua, anzi si accentua.”

Da Le cose dell’amore di Umberto Galimberti, Feltrinelli

Dott. Roberto Cavaliere Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype) tel.320-8573502 email:cavaliere@iltuopsicologo.it

COME INTERROMPERE UNA RELAZIONE EXTRACONIUGALE

Mettere fine a una relazione extraconiugale può essere difficile perché il tradimento può avere dietro una situazione complessa, ma c’è un modo per lasciare l’amante

Interrompere una relazione extraconiugale potrebbe essere anche più difficile di separarsi ufficialmente in un matrimonio. Innanzitutto sono molto più determinate le donne a porre la parola “fine” rispetto agli uomini, come d’altronde avviene anche nelle relazioni ufficiali.

Circa le modalità da attuare per porre in essere la separazione bisogna considerare gli stessi fattori di separazioni ufficiali con l’aggiunta di altre due variabili: il senso di sconfitta da parte di chi è lasciato perché chi lascia ‘sceglie’ il partner ufficiale, e il possibile sentimento di vendetta di chi subisce la separazione.

Nell’interrompere una relazione extraconiugale bisogna tener conto di questi ultimi due fattori. Da qui le modalità con cui attuare la ‘chiusura’ della relazione.

1)    Essere sinceri sulle reali motivazioni dell’interruzione. Ogni scusa e pretesto sarebbe palese e non farebbe che inasprire le due variabili sopradescritte.

2)    Sottolineare che chi viene lasciato non è stato ‘usato e gettato via’ . Infatti, spesso chi è lasciato avverte la sensazione che sia stato ‘usato’ in un momento dicrisi della coppia ufficiale e messa da parte quando la crisi è rientrata.

3)    Mettere in conto possibili ritorsioni e vendette da parte della persona che subisce la separazione e predisporre meccanismi di difesa in tal senso.

Per riflettere: “è una follia..È una follia..odiare tutte le rose solo perché una volta una spina ti ha punto,seppellire tutti i tuoi sogni, perche uno di essi non si realizzò, condannare l’amicizia perché un amico ti tradì, non credere nell’amore perché qualcuno ti ingannò. Esiste sempre un’altra opportunità, una nuova amicizia, un nuovo amore. Per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio.” da Il Piccolo Principe

Dott. Roberto Cavaliere Psicologo, Psicoterapeuta

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IL TRADIMENTO DI COPPIA: COSA ACCADE COME SUPERARLO

Tradire in amore significa rompere un equilibrio che è stato accordato, che è stato  voluto, che è stato costruito dall’azione congiunta di due persone.

Il tradimento di coppia in genere rappresenta più che la ricerca di un’evasione sessuale, una risposta a un generico senso d’insoddisfazione nel rapporto, soprattutto coniugale. L’infedeltà può dare luogo a due tipi di sentimenti diversi: delusione e rimorsoverso il partner abituale oppure senso di soddisfazione, psicologico e sessuale, tanto è vero che in alcuni casi l’esperienza occasionale riesce perfino a influenzare positivamente l’esperienza abituale…

Una domanda che ci si pone spesso riguardo al tema del tradimento è: ”meglio raccontarsi tutto o tacere?”. La risposta è, senza dubbio: “tacere!”.  Infatti la sincerità in sé non deve essere considerato un valore assoluto: può ferire, deludere, schiacciare il partner. Una sincerità totale può essere anche una forma mascherata di aggressività e il bisogno di raccontare ogni minimo particolare deve far nascere qualche sospetto di disinnamoramento. In questo campo vale forse la vecchia regola che è meglio non dire sempre tutto ciò che si pensa, ma pensare tutto ciò che si dice; in senso più generale, bisogna essere fedeli a se stessi, per poterlo essere anche con gli altri…

Se scoprite di essere stati traditi, quindi, è inutile aspettare una confessione poiché chi l’ha fatto, ha già preso precisa posizione nei vostri confronti e poi sarebbe difficile stabilire un tempo massimo di attesa oltre il quale sarete voi a rivelare la vostra scoperta: meglio affrontare subito il problema e discuterne. Dall’altro lato bisognerebbe sbarazzarsi  dal senso di colpa che può scaturire dal non essersi accorti o dall’essersi  fidati ciecamente e valutare piuttosto non tanto le proprie colpe ma quelle altrui. Il proprio obiettivo deve essere, quindi, quello di ricostruire in senso positivo il senso di sé e far lavorare l’autostima, quindi la capacità di amarsi. Come difendersi allora da ciò che ci può portare a una sofferenza che a volte raggiunge anche livelli molto intensi? Le emozioni legate all’essere traditi riguardano l’altro (rabbia e desiderio di vendetta) e noi stessi (delusione e senso di colpa). La volontà di rivalsa pura e semplice dovrebbe essere trasformata nel desiderio concomitante di far rivalere la propria persona, di riporre all’attenzione dell’altro la propria presenza. Ciò preclude la comunicazione, il segnalare e il porre l’accento gli aspetti negativi del tradimento che ci è stato inflitto. Subire semplicemente, riflettere in solitudine sul significato di ciò che è accaduto senza cercare un contatto con l’altra persona contribuirebbe a indebolire ulteriormente l’idea già provata della nostra identità.

Se invece siete voi ad aver tradito, rivelarlo significherebbe mostrare pentimento e sarebbe comunque preferibile a continuare a tenerlo nascosto: non peggiorate una situazione che già di per sé farà soffrire l’altra persona.

E’ possibile superare un tradimento e, anzi, innamorarsi di nuovo del partner? Cercando di immaginare il panorama emotivo di chi diviene consapevole di essere stato tradito, vengono in mente due estremi: la delusione, la sensazione che il mondo stia franando tutt’intorno a noi, l’improvviso sentimento di vuoto incolmabile e di solitudine senza soluzione… stati d’animo che si alternano o che si accompagnano alla rabbia e, perché no, al desiderio di vendetta.

In seguito al black out generato dall’esplosione dei nostri sentimenti, non appena ci sembra di poter ricominciare a pensare, una domanda inizia a girarci per la testa senza sosta riguardo alla necessità di una soluzione sul piano pratico: cosa fare? Troncare o meno il rapporto col partner che ci ha tradito? A questo punto si apre un mondo diverso per ognuno di noi.  Talvolta le coppie che stanno insieme da tempo è probabile che continuino a stare insieme; più è alto il livello di coinvolgimento o di soddisfazione nella relazione, maggiori sono le probabilità che la relazione sia stabile in futuro. E’ più verosimile che un tradimento venga “perdonato” all’interno di una relazione che dura da molto tempo perché non solo essa è costituita da prospettive future ma anche dalla condivisione di una storia che ha dato un identità unica a questo piccolo nucleo; è anche vero che proprio per gli stessi motivi la delusione e la rabbia, possibili conseguenze del tradimento, possono essere più intensi. Il grado di soddisfazione della relazione prima del tradimento appare fondamentale: quanto siamo disposti a lottare per ciò che ci ha reso felici? Nella risposta a questa domanda rientrano anche le sfumature di personalità di ognuno di noi: Quale sarebbe la risposta giusta per voi?  Lottereste per la vostra coppia e continuereste la relazione, nonostante il tradimento? Non c’è una risposta giusta o sbagliata in questi casi: è importante imparare a leggere quale può essere la più giusta per noi.

Maria Letizia Rotolo

Psicologa-psicoterapeuta

Studi a Bologna: via Cellini 18, via Masserenti 472

3286852606

marialetizia.rotolo@homail.it

www.marialetiziarotolo.it

PERDONARE IL TRADIMENTO

Il seguente brano è tratto dal libro “Le cose dell’amore” edito da Feltrinelli e la cui pubblicazione su sito avviene per gentile concessione dell’autore il Prof. Umberto Galimberti

Non si dà amore senza possibilità di tradimento, così come non si dà tradimento se non all’interno di un rapporto d’amore. A tradire infatti non sono i nemici e tanto meno gli estranei, ma i padri, le madri, i figli, i fratelli, gli amanti, le mogli, i mariti, gli amici. Solo loro possono tradire, perchè su di loro un giorno abbiamo investito il nostro amore. Il tradimento appartiene all’amore come il giorno alla notte.

Non è infatti vero giorno quello che non conosce la notte, e perciò concede una vita e un’amore solo là dove ci possiamo fidare, dove siamo al sicuro, compresi, contenuti e contenti, dove non possiamo essere feriti e delusi, dove la parola data non e mai ritirata.

(….) Nel saggio Il tradimento , che è possibile leggere in Puer Aeternus , James Hillman prende in esame le possibili reazioni al tradimento, indicando tra queste quelle che bloccano la coscienza e quelle che la emancipano.

Innanzitutto la vendetta , che è una risposta emotiva che salda il conto ma non emancipa la coscienza perché quando è immediata non ha altro significato se non quello di scaricare una tensione, mentre quando è procrastinata, quando attende l’occasione buona, restringe la coscienza in fantasie di astiosità e crudeltà, impedendole di fare qualsiasi altra esperienza. La vendetta rattrappisce l’anima.

Non diversamente opera il meccanismo della negazione . Quando in un rapporto uno dei sue subisce una delusione, la tentazione è quella di negare il valore dell’altro prima idealizzato. Non si è voluto vedere l’ombra dell’altro quando si era innamorati, ora, dopo il tradimento, si ricaccia l’altro per intero nella sua ombra. Due eccessi, dove prima l’amore cieco e poi il cieco odio dicono quanto infantile e primitiva è la nostra anima.

Più pericoloso è il cinismo , che non solo nega il valore dell’altro, ma fa dire che l’amore è sempre una delusione, che i grandi amori sono per gli ingenui, cercando, in questo mondo, di cicatrizzare la fiducia infranta. Con i cocci dell’idealismo si costruisce la filosofia del rude cinismo, capace solo di offrire un ghigno a quella che un tempo era la propria stella.

Ma forse ancora più preoccupante del cinismo è il tradimento di se , per cui una confessione, una poesia, una lettera d’amore, un progetto fantastico, un segreto, un sogno, insomma i nostri valori emotivi più profondi diventano cose ridicole, da sbeffeggiare sguaiatamente, per evitare di vergognarsi di averle un giorno provate. E’ una strana esperienza quella di trovarsi a tradire se stessi e a trattare le proprie esperienze emotive vissute nel tempo dell’amore come esperienze negative e spregevoli.

Ma con la vendetta, la negazione, il cinismo, il tradimento di se non siamo ancora all’ultimo stadio in cui, per proteggerci dall’eventualità di essere nuovamente traditi, optiamo per la scelta paranoide che, per instaurare un rapporto esente dalla possibilità del tradimento, mette in atto ingenue liturgie, quali le dichiarazioni di fedeltà eterna, le prove di devozione, i giuramenti di mantenere il segreto. Sono atteggiamenti, questi, che attengono più alla sfera del potere che alla sfera dell’amore. Quando infatti un marito, un amante, un discepolo, o un amico si sforzano di soddisfare i requisiti di un rapporto paranoide, dando assicurazioni di fedeltà per cancellare la possibilità del tradimento, è garantito che ci si sta allontanando dall’amore, perchè amore e tradimento attingono alla stessa fonte.

Se evitiamo di cadere nei pericoli fin qui descritti e quindi di rimanere in essi sterilmente fissati, allora l’esperienza del tradimento può rivelare il suo aspetto più creativo ed evolutivo della coscienza che, per Hillman, come del resto per la tradizione cristiana, trova la sua espressione nel perdono. Riconoscendo il tradimento e passando oltre, il perdono toglie all’amore il suo aspetto più infantile, che è l’ingenuità e l’incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d’ombra. Del resto, scrive Hillman:

Senza l’esperienza del tradimento, ne fiducia ne perdono acquisterebbero piena realtà. Il tradimento è il lato oscuro dell’una e dell’altro, ciò che conferisce loro significato, ciò che li rende possibili.

Ma si può davvero perdonare, se è vero che l’Io si mantiene vitale solo grazie al suo amor proprio, al suo orgoglio, al suo senso dell’onore? Anche quando vorremmo sinceramente perdonare, scopriamo che proprio non riusciamo, perchè il perdono non viene dall’Io. E allora forse, meglio del perdono, che probabilmente è pratica insincera, a me sembra più costruttivo percorrere il sentiero del reciproco riconoscimento , dove chi ha tradito deve reggere la tensione senza cercare di rappezzare la situazione e, con brutalità cosciente, deve al limite rifiutare di rendere conto di se.

Il rifiuto di spiegare significa da un lato non misconoscere il tradimento ma lasciarlo intatto nella sua cruda realtà, e dall’altro che la spiegazione deve venire sempre dalla parte offesa. Del resto chi, dopo essere stato tradito, sarebbe in grado di ascoltare le spiegazioni dell’altro?

Lo stimolo creativo presente nel tradimento dà i suoi frutti solo se è l’individuo tradito a fare un passo avanti, dandosi da se una spiegazione dell’accaduto. Ma per questo è necessario che il traditore non giustifichi il suo tradimento, non tenti di attenuarlo con spiegazioni razionali, perchè questa elusione di ciò che è realmente accaduto è, di tutte le offese, la più bruciante per il tradito, e allora il tradimento continua, anzi si accentua.

Siccome i due sono ancora legati in un rapporto nei nuovi ruoli di traditore e di tradito, possono soccorrersi solo se il traditore non attenua la crudeltà del tradimento e, riconoscendolo senza ammorbidirlo con false giustificazioni, consente all’altro di trovare da se la spiegazione, e così di passare dalla beata innocenza della fiducia originaria, dove mai neanche lontanamente si profilava il male, a quella coscienza adulta, la quale sa che il bene e il male sono inanellati, il piacere si intreccia con il dolore, la maledizione con la benedizione, la luce del giorno con il buio della notte, perchè tutte le cose sono incatenate, intrecciate, innamorate e insieme tradite, senza una visibile distinzione, perchè l’abisso dell’anima, vuole che così si ami il mondo.

Del resto, se vogliamo seguire il messaggio di Nietszche che ci ha insegnato a scoprire, sotto ogni virtù, il vizio che lo origina, la paura inconfessata che la genera, la debolezza che si vuole nascondere, scopriamo che, ogni volta che siamo in relazione con l’altro, mettiamo in atto anche il nostro desiderio di non annullarci nell’altro. Vogliamo essere con l’altro, ma nello stesso tempo, per salvare la nostra individualità, vogliamo non esserci completamente. Di qui quell’esserci e non-esserci, quel rincorrersi e tradire, che fa parte della relazione amorosa. Perchè l’amore è una relazione, non una fusione. Se infatti non esistessimo come individualità autonome, non solo non potremmo incontrare l’altro e metterci in relazione, ma non avremmo neppure nulla da raccontare all’altro fuso simbioticamente con noi.

Come dice Gabriella Turnaturi nel suo libro Tradimenti , quando lei o lui iniziano un viaggio fuori dal “noi”, e che prescinde dal “noi”, solo per le attese sociali, solo per i precetti religiosi tradiscono, mentre in realtà salvano la loro individualità dell’abbraccio mortale del “noi” che non emancipa, non consente nè crescite nè arricchimenti, e neppure parole da scambiare che non siano già dette o già sapute prima che siano pronunciate.

Tutto questo per dire che l’amore non è possesso, perchè il possesso non tende al bene dell’altro, ne alla lealtà verso l’altro, ma solo al mantenimento della relazione che, lungi dal garantire la felicità, che è sempre nella ricerca e nella conoscenza di se, la sacrificano in cambio della sicurezza. Siamo in due, non sappiamo più chi siamo, ma siamo insieme ad affrontare il mondo. Due esistenze negate, ma tutelate.

Amore è cosa intricata, perchè sempre ci confonde a non ci si chiarisce se si ama l’altro o si ama la relazione, se si soddisfa il nostro bisogno di sicurezza o il nostro bisogno di felicità. Oppure si vuole la felicità, ma non la sua noia. Amore è un gioco di forze dove si decide a quale dio offrire la propria vita: al dio della felicità che sempre accompagna la realizzazione di se, o al dio della sicurezza che molto spesso si affianca alla negazione di se.

Una cosa è certa: che nella relazione, nel “noi” non ci si può seppellire come in una tomba. Ogni tanto bisogna uscire, se non altro per sapere chi siamo senza di lei o di lui. solo gli altri, infatti, ci raccontano le parti sconosciute di noi. Gli altri, se li lasciamo parlare, senza soffocarli con il nostro bisogno di conferme che di solito, sbagliando, siamo soliti chiamare bisogno d’amore.

Nel viaggio che si intraprende fuori dal “noi” e che prescinde dal “noi”, è il “noi” che si tradisce, raramente il “tu”. Quel che si imputa al traditore è di essere diventato diverso e di muoversi non più in sintonia, ma da solo. Soltanto se si accetta il cambiamento dell’altro e lo si accoglie come una sfida a ridefinirsi e a ridefinire la relazione, il tradimento non è più percepito come tale. Ma ridefinirsi è difficile, così come accettare il cambiamento. Per questo le vie più combattute sono quelle della fedeltà, o in alternativa quelle del risentimento e della vendetta.

Se queste considerazioni hanno una loro plausibilità occorre riscattare, almeno in parte, i traditori dell’infamia di cui solitamente si sono ricoperti, perchè in ogni tradimento c’è un lampeggiare di verità e autenticità che ci è tradito non vuol mai vedere. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un’idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa svincolarsi da un’appartenenza e creare uno spazio d’identità non protetta da alcun rapporto fiduciario,e quindi in un certo senso più autentica e vera.

Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma non possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: “Non sono come tu mi vuoi”.

C’è infatti in ogni amore, da quello dei genitori a quello dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all’interno di quel recinto che è l’amore che non dobbiamo tradire. Ma in ogni amore che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c’è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d’ombra.

Eppure senza profilo d’ombra, quella che puerilmente chiamiamo “amore”, c’è l’incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita, che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero addio. E in ogni addio c’è lo stigma del tradimento e insieme dell’emancipazione. C’è il lato oscuro dell’amore, che però è anche ciò che gli conferisce il suo significato e che lo rende possibile.

Amore e tradimento devono infatti l’un l’altro la densità del loro essere, che emancipa non solo per il traditore ma anche il tradito, risvegliando l’un l’altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa, impropriamente scambiata per amore. Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita.

Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di se che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall’altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo dell’amore, la sua identità ara solo un dono dell’altro. Tradendolo, l’altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come “un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino”.

Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà. Forse perchè la vita preferisce chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in una casa protetta, dove il camuffamento dei nomi fa chiamare “amore” quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi si è davvero, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati.

Dott. Roberto Cavaliere Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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